Fabio Ripanucci, artista e fondatore dell’etichetta discografica La cura dischi, dopo un percorso decennale con La madonna di Mezzastrada di cui era chitarrista, autore e voce della band, torna con un nuovo progetto artistico che dopo una cova di anni esce allo scoperto con il nome di Vercingetorige.
Come il personaggio storico francese, combatte contro la musica mordi e fuggi con testi più ricercati e poetici e suoni razionalmente elettronici.

Nel 2022 debutta con l’album omonimo, sette canzoni dal titolo ermetico e da testi dalle strutture poetiche.

Ciao Fabio, il nome del tuo progetto è tutto un programma ma sembra sia nato quasi dalla tua vita vissuta nella musica. Quanto c’è di Vercingetorige dei tuoi trascorsi di produttore e di autore nella musica italiana?
Ciao. È un piacere rispondere alle vostre domande! Sicuramente c’è tanto del mio trascorso musicale per non dire tutto. In Vercingetorige c’è una maturità che è poi onestà intellettuale. Era quello che volevo fare davvero senza nessun compromesso. C’è molto del lavoro in studio, soprattutto a livello tecnico di editing e di missaggio e magari qualche sonorità rubata ai lavori da me prodotti. Il nome nasce in realtà da un ricordo
che mi metteva di buonumore. Avevo visto un episodio di Stanlio ed Olio dove i due famigerati personaggi avevano un cane, credo un Jack Russel, che avevano chiamato appunto Vercingetorige. Si può immaginare bene come il doppiaggio italiano dei due famosissimi abbia inciso nel mitizzare questo nome nella mia immaginazione. Solo una volta scelto il nome, ho iniziato a capire effettivamente cosa potesse voler dire per me e per la mia musica.


Hai prodotto per te stesso e per altri. Vercingetorige avrà uno sbocco nelle collaborazioni con altri artisti?


Si, le produzioni in studio sono state abbondanti e adoro farlo. Vercingetorige è stato un banco di prova anche per alcuni lavori prodotti. Non so se in futuro amplierò il progetto in maniera più collaborativa ma non vedo perché non dovrei. Per il momento spero che il lavoro si faccia apprezzare e giri un pochino.

Immaginando un live che ti auguriamo ovviamente, vedi impostazione da band di Vercingetorige o più intima?


Si, ho sempre immaginato un live per il progetto, anzi, lo stesso progetto si è sviluppato e strutturato per una band di tre elementi. Penso ad una batteria acustica, molto educata e precisa, ad uno strumentista che gestisca la parte elettronica e il basso e, ovviamente, io alla chitarra e alla voce.


Quali sono gli episodi della vita che hanno caratterizzato la nascita di questi sette brani e qual è il messaggio che vuoi arrivi a chi ascolta le tue canzoni?


Sicuramente l’incontro incredibile e affascinante che ho avuto con l’I Ching, un libro oracolare vecchio di millenni. Il linguaggio della prosa dei testi prende tanto spunto da questo libro. Non si tratta di divinazione ma di avere un’altra chiave di lettura del reale, così come poi verrà posta da Jung, altra grande presenza che aleggia nel progetto. È una domanda complessa a cui rispondere. Non mi dilungherò più di tanto; posso dire che tutto il lavoro sono io e il mio alterego Vercingetorige. È la narrazione psichica dei miei
ultimi 4 anni di vita sintetizzati in questi brevi e concisi testi musicati. I brani sono il surrogato delle miei paure, ambizioni, difetti e necessità; è qualcosa di molto personale. È un disco che serviva a me, nel quale, credo e spero, molti altri possano riconoscersi.

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