Maggio 2022, Garrincha Dischi, Alternative Rock

  1. Morte Ai Poveri
  2. La Guerra Del Golfo
  3. Minutegirl
  4. Dieci Anni
  5. Follow The Money
  6. Il Miserabile
  7. Più Forte Che Puoi
  8. La Città Del Sole
  9. Anita
  10. Sei Una Cosa

Uno schiaffo distorto ai perbenismi

Pierpaolo Capovilla e i Cattivi Maestri sono arrivati, “arroganti e spavaldi” su una scena che ha sempre bisogno di un Capovilla militante della parola sbraitata insieme alla sua armata rock.

L’album, omonimo – attesissimo, posso dirlo? – è finalmente arrivato, anticipato dal singolo, leggero leggero “Morte ai poveri” con uno schiaffone in faccia, di quelli che lasciano il segno del vecchio Pierpaolo, il solito Pierpaolo, quel Pierpaolo che tanto mi (ci?) piace! Esordisce così dopo la lunga attesa “Morte – ai – poveri – YEAH!”.

E capisci subito che Capovilla c’è, è sul pezzo che pare il 2007, ma giuro che non voglio fare accostamenti: se il progetto è nuovo è scorretto affiancarlo a vecchi nomi, ma l’attitudine è tutta lì, tutta quella.

La seconda traccia, per non alleggerire, è “La guerra del Golfo” col mantra “Oil for food” per raccontare l’ennesima, spregevole guerra che, a quanto pare, non ha lasciato abbastanza tracce per evitare di ripetere scempi simili.

Sarà che la giornata è calda, grigia e afosa, sarà che il mio venerdì mattina è partito con questo sound nelle vene, ma nei riff grassi e avvolgenti del basso di Federico Aggio, distorto e pesante come un’asfaltatrice, ci respiro il mio IO d’oggi.
Mi mancavano, caro Pierpaolo, le tue urla mattacchione su basso e batteria e quel tuo “perculare” le parole come solo tu sai fare, senza mai metterci troppa melodia, ma solo sangue, cuore e carisma infinito.

Il progetto incarna alla perfezione quello che per me è esattamente ciò che dovrebbe essere il rock: non un genere, ma un mezzo, una chiave di lettura per strapparsi di dosso quel velo di perbenismo di cui siamo tutti un po’ sbrodolati. Il rock di denuncia, che sputa sulla patina di moralismi di tutti i giorni – che non si dice, dai! – e affronta le tematiche più scottanti e quotidiane, un po’ come il mio stato d’animo oggi: “Tutti veniamo buttati nel cesso, prima o poi… tutti ci sentiamo così almeno una volta nella vita”.

Non mancano ovviamente l’intimità e la profondità di due “ballad” come “La città del sole” e “Anita” che toccano le corde più romantiche del progetto: due brani per alleggerire la carica rock che travolge l’ascolto di tutto il disco.

Il grande ritorno sulla scena di un immenso Capovilla è sicuramente rafforzato dall’ottima squadra che lo accompagna sul palco e che ha incrociato penne e strumenti col frontman nella creazione di queste 10 tracce. D’altronde Egle Sommacal (Massimo Volume) alla chitarra, Fabrizio Baioni (Leda) alla batteria e il già citato Federico Aggio (Lucertulas) al basso, coronano un quartetto con l’impatto di un treno in corsa, dal quale non puoi né fuggire né sottrarti.

Pierpaolo Capovilla e i Cattivi Maestri arrivano con una precisione chirurgica, nel tempo in cui si necessita di un disco simile: una band con la puntualità di un caro amico che arriva quasi sentisse il tuo bisogno di conforto e confronto.

Un disco ipnotico, riflessivo, di denuncia. Ora necessito della performance live.

La Scimmia Verde

Un pensiero riguardo “RECENSIONE | Pierpaolo Capovilla e i Cattivi Maestri – Pierpaolo Capovilla e i Cattivi Maestri

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