Venerdì 14 novembre, in occasione del Taste of Earth, nella Showtime Arena di Isola della Scala, tra i vari spettacoli, arriverà a Verona anche Ruggero de I Timidi. Potevamo non fare due chiacchiere con uno dei personaggi più fuori dagli schemi e irriverenti della musica italiana?

Ciao Ruggero, grazie di essere dei nostri e dedicarci del tempo. Nei tuoi spettacoli unisci musica e comicità: come nascono le tue canzoni e i tuoi spettacoli? Hai un metodo e un ordine di creazione o ti affidi all’elasticità e all’ispirazione?

Per gli spettacoli il processo è piuttosto lungo. Di solito, circa un anno prima del debutto, inizio a recuperare idee precedenti e ad appuntarne di nuove, lasciandole decantare per un po’. Poi, quando si avvicina il momento di andare in scena — diciamo un paio di mesi prima — parto da una scaletta e inizio la vera e propria scrittura del testo.

Le canzoni invece nascono in modo più istintivo: a volte da un’intuizione, da un giro di accordi, o semplicemente dal desiderio di scrivere qualcosa in un certo stile. In quel caso il processo è più rapido, può durare anche solo qualche settimana o un paio di mesi.

Cosa ci dobbiamo aspettare dai nuovi arrangiamenti di Timidamente io, Vibratore e dagli altri realizzati in occasione di Taste of Earth?

L’approccio questa volta è più rock-acustico-cantautorale. Sul palco c’è una band con batteria, basso e chitarra elettrica, mentre io suono la chitarra acustica. È un suono più diretto, più “vero”, tutto senza sequenze: le canzoni suonano come sono nate.
Nel caso di “Timidamente io”, ci sono due versioni: una in cui utilizzo gli accordi di “Don’t Look Back in Anger” degli Oasis, con tanto di dissing ai fratelli Gallagher, e una versione chitarra e voce — o meglio, chitarra e pubblico.

Quanto c’è di Andrea Sambucco sul palco e quanto di Ruggero de I Timidi nella vita di tutti i giorni?

Sono due persone completamente separate. Quando indosso la parrucca avviene una sorta di trasformazione, quasi una catarsi: potremmo chiamarla un’iniziazione sciamanica. In quel momento Ruggero prende il sopravvento e rappresenta la mia parte più egocentrica.

Nella vita privata, invece, tendo ad essere l’opposto: più tranquillo e riservato.

La comicità è difficile. Qual è l’aspetto che trovi più complicato o che temi di più in quello che fai?

In realtà non temo nulla. Non mi spaventa, ad esempio, il politicamente corretto né la mancanza di ispirazione. Essendo costantemente sul palco e a contatto col pubblico, ho un riscontro continuo: è il pubblico stesso che ti indica cosa funziona e cosa no, cosa puoi dire e cosa invece non passa.

L’unica cosa a cui tengo è il divertimento del pubblico: deve essere al centro di tutto. E poi cerco sempre di offrire qualcosa di nuovo, di non ripetermi. Finché rispetto questi principi, non ho timori.

Come è nato il personaggio di Ruggero de I Timidi e quali tappe della tua carriera ti hanno portato fin qui?

Ruggero è nato da una canzone: Timidamente io. Ai tempi trattava un tema piuttosto inusuale come lo squirting, e quando la feci ascoltare la prima volta molti mi guardarono straniti… ma ridevano.

Mi resi conto però che non potevo cantarla “io” perché, pur non utilizzando termini volgari, il testo era decisamente spinto. Così nacque Ruggero: un cantante ingenuo, romantico, che non capisce fino in fondo ciò che canta ma lo fa con la passione di chi sogna di diventare famoso a ogni costo.

Il personaggio si è affermato grazie a YouTube e, soprattutto, alla radio — prima Ciao Belli su Radio Deejay, poi Lo Zoo di 105 per arrivare a La Zanzara su Radio 24. Anche la TV è stata importante, in particolare Tu sì que vales con Maria De Filippi.

Poi tanto lavoro, tantissimi spettacoli dal vivo — credo circa un migliaio — e una presenza costante sui social. È quella la vera chiave del successo: mantenere il contatto diretto con il pubblico.

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C’è una canzone o uno sketch a cui sei particolarmente legato, e perché?

Sono legato a tutte le canzoni, anche a quelle meno note da “lato B”: ognuna rappresenta un pezzo del mio percorso artistico e creativo.

A livello teatrale, mi sento molto vicino agli ultimi due spettacoli “La Grande Timidezza” e “Stay Hungry, Stay Timid” che considero una sintesi matura del mio modo di fare comicità: un varietà moderno, che richiama quelli degli anni ’50, ’60 e ’70, ma con linguaggi attuali.

Ultimamente mi diverte moltissimo lo sketch in cui mia moglie Fabiana Incoronata Bisceglia, interpreta la Fatina e io animo il pupazzo Timidino, una versione in miniatura di Ruggero.

Parte come uno sketch per bambini, ma degenera subito. È uno dei momenti più surreali dello spettacolo, e mi piace anche perché in quel caso non sono il protagonista visibile, ma l’anima che muove il pupazzo dietro le quinte.

Cosa ti piacerebbe che il pubblico portasse a casa dopo un tuo spettacolo?

Vorrei che portassero a casa una serata di divertimento autentico, passata con gli amici di sempre — e magari, chissà, anche un nuovo amore, visto che a volte è già successo che qualcuno si fidanzasse ai miei concerti.

Ma più di tutto mi auguro che portino a casa una maglietta del merchandising: il mutuo non si paga da solo!

Hai già in mente nuovi progetti per il futuro o nuove direzioni artistiche che vorresti esplorare?

Sì, sto pensando a un tour nei club incentrato sulla musica da discoteca e sui DJ set, qualcosa di più notturno e coinvolgente.

Poi c’è in programma un nuovo spettacolo teatrale — probabilmente nell’autunno 2026 — che vorrei ambientare come un party in casa, una serata tra amici, con musica, comicità e interazione col pubblico.

Infine, sto lavorando anche a un nuovo album: un progetto che unisca ancora una volta ironia, melodia e una certa dose di romanticismo timido.

La Scimmia Verde

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