2025, Accannone Records, Alternative Rock

Classificazione: 4 su 5.
Copertina di The Gaze, nuovo album di hellBisciu
  1. Per l’amore di dio
  2. Incenso
  3. Bisceglie
  4. Seed
  5. The ballet of lies
  6. Fringuello
  7. Rabid dogs
  8. Modello più compatto


Scavarsi dentro con la chitarra elettrica

“Ma chi sono io?” canta hellBisciu nella traccia di apertura del suo nuovo lavoro “The Gaze”, un disco di 8 tracce contenente i due singoli usciti nel 2024 “Rabid dogs” e “Per l’amore di dio” (vedi cit.).

Si ripresenta così il cantautore veronese, che si muove più tra scenari alt-rock e, a tratti, new wave, che nel cantautorato più canonico.

Un disco coraggioso, che alterna due lingue spesso divisive nella musica: inglese e italiano. La prima più musicale, si dice; la seconda più ricca e poetica. Allora definiamolo un po’ casual questo album, che veste le sue canzoni in base alle necessità del suo creatore. Nicola Righetti, nome di battesimo di hellBisciu, è un artista che non si pone limiti derivati da incastonamenti in etichette a camera stagna: se lo strumento voce, in una canzone, sta meglio inglese, allora sarà inglese e lo stesso vale per l’italiano.

Tempismo d’uscita perfetto, agli albori di un autunno appena iniziato che, ricco di cieli grigi, plumbei e pesanti, fa da cornice perfetta per un album che ha lo scopo di dare un’occhiatina dentro a ognuno di noi. Le voci corali, accompagnate da ritmi ostinati, sembrano impersonare esattamente i pensieri intrusivi e ricorrenti, figli di un disagio quasi costante che praticamente chiunque può vivere, oggigiorno. Dinamiche che repentine spostano il protagonista dal punto stagnante in cui si trova con le turbe, per essere accompagnato verso una sbirciatina (appunto) a quello che potrebbe essere questo cielo interiore, durante una schiarita.

Bisceglie” strizza l’occhio, nelle sonorità, al rock più bello degli anni ’90 in Italia: quello dei CSI, con un WahWah che è tutto un “Tabula Rasa Elettrificata”. Ma è suo, autentico. Non puzza di copia.

Sarà per la vicinanza a queste sonorità che mi permetto di affibbiargli una velatura New Wave, nemmeno troppo cupa.

Accendi una abat-jour, posa il vinile sul giradischi, dai due giri di chiave alla porta e dedicati a te stesso. Siediti e ascolta, preparati la cena, fa quel che preferisci, ma dai il giusto volume a questo disco, che deve saturare la stanza, non accarezzarla. Lascia che questa pienezza ti entri dentro e lasciati guidare, perditi tra le note di “The Gaze” perché ti sentirai stretto da un abbraccio fraterno.

Lo ribadisco: è un disco audace, coraggioso, per almeno tre motivi: la mescolanza linguistica, la stampa su vinile e la presenza di un brano da 8 minuti. Un’opera varia, che nonostante rimanga fedele e coerente a se stessa, sa anche di non dover rendere conto a nessuno, potendosi così esprimere appieno. Non è questa l’arte, la musica?

Fatti un regalo però: ascoltatelo in vinile. L’esperienza aumenta a dismisura, ti mostra nuove dimensioni dalle quali sarà difficile (voler) uscire.

La Scimmia Verde

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