
Il brano si avvale della collaborazione della content creator Germana Stella, in arte Je_Suis_Bordeaux, in cui la band, nel tentativo di dare un volto alla storia, ha individuato la propria Anita. Germana ha firmato la copertina e si occupa della parte visual per il singolo in tutte le sue sfaccettature, compreso il video di cui è protagonista e che ha anche girato e montato.
“Anita ed io ci siamo subito capite, ho ascoltato la sua storia per un giorno intero e poi ad un tratto mi sono sorpresa ad asciugarmi le guance per quella che era diventata la mia storia raccontata con altre parole. Sono felice di averla conosciuta”, racconta Germana.
Il metodo di scrittura è quello consolidato, con Marco Di Nardo alla produzione e Luca Romagnoli ai testi, ma il brano sancisce la maturità artistica del combo abruzzese, attraverso la scelta di suoni più morbidi, in contrapposizione a una visione del mondo più cruda e realista, che sfocia in tematiche importanti e sempre più socialmente pressanti: se con “Il Demonio” hanno affermato la svolta artistica, parlando di depressione, con “ANITA” la convalidano, raccontando una donna all’apparenza come tante, ma torturata da un malessere interiore.
Resta genuina l’attitudine che ha portato i Management all’attenzione del pubblico nostrano, ma Luca Romagnoli e Marco ‘Diniz’ Di Nardo decidono di concedere maggiore spazio al racconto, alla storia, alla parte cantautorale che è sempre stata vivida ma, con gli ultimi lavori, diventa più lucida, consapevole, impegnata.
Commentano così il brano:
«I cuori liberi possono rinunciare a tutto, ma per vivere non possono fare a meno di un corpo, e delle emozioni che lo inondano. Risalgono i fiumi controcorrente, ma sbattono sempre addosso al proprio disperato bisogno di sentirsi leggeri, di amare qualcuno o qualcosa, almeno una volta prima morire. Una canzone dedicata ad ogni cuore che batte forte, più forte, ad ogni cuore che vuole di più, perché così è troppo poco, troppo-poco»