
L’estroso Teatro Clerici, nel colore dei suoi neon dedicati alla Carrà, ci accoglie in un clima ideale, in cui l’aria frizza dell’energia che precede lo spettacolo. Questa sera saranno i Rudd, padre e figlio, a esibirsi sul palco della venue bresciana.
Finojet, il figlio del protagonista della serata, apre il concerto riscaldando il palco davanti a un pubblico di 1500 persone pronte ad accogliere l’indie folk del giovane australiano, che si presenta in tutta la sua semplicità e pienezza. Avvia delle sequenze, si siede alla batteria e lancia la platea nel suo universo di musiche ispirate ai sogni più belli, con tutto il fresco respiro della giovinezza. La sua performance continua tra chitarra acustica, voce e stomp box per accendere l’intimo ritmo della serata: non ha bisogno di altro.
Dopo circa 40 minuti il palco è tutto di Xavier Rudd, il polistrumentista australiano conosciuto ai più per i successi “Follow The Sun” e “Spirit Bird”, ma che porta al pubblico del Clerici una scaletta mista, variopinta e a tratti ipnotica, grazie anche alle sonorità tipiche dell’artista che combina, in stile one man band, strumenti come batteria, didjeridoo, armonica e chitarra slide, oltre ovviamente a una più classica acustica (perdonatemi il gioco di parole).
Xavier Rudd si presenta sul palco scalzo, a petto nudo con una salopette in jeans, proprio come fosse nel salotto di casa insieme a un piuttosto folto gruppo di amici pronti ad ascoltare le sue canzoni.
Durante la performance propone anche brani come “Shaking” e “Morning Birds” tratti dal suo ultimo lavoro “Where To Now”, uscito ad aprile di quest’anno. L’atmosfera prosegue accogliente e calorosa, in un concerto intimo e ricco di vibrazioni belle e buone, di cui c’è estremo bisogno in tempi come questi.
Grazie Xavier per averci detto che noi italians are dreamers, ma tu ci faciliti decisamente il compito nel nostro sognare quotidiano, trasportando queste 1500 teste dentro al tuo mondo, fatto di spiritualità, ecologia e messaggi importanti trasmessi attraverso le tue canzoni che si diffondo nell’aria del Teatro Clerici come carezze, che ci prendono per mano e ci portano a ballare, sperando sempre in un mondo più bello, che conceda a tutti di poter sognare ancora.
La Scimmia Verde
