Giacomo D'Elia al piano. CEO di Gde MUSIC

La musica è una cosa bellissima. Un aspetto della vita fondamentale per tutti noi, amatori e amanti di questa Dea che accompagna le nostre giornate da quando siamo alti quanto uno sgabello.

Ma la percezione e la funzione che la musica ha per ognuno di noi, varia da soggetto a soggetto e, sebbene sono abbastanza convinto che in ogni caso, la musica sia terapeutica, oggi voglio parlarne insieme a chi, della musica a questi fini, ne ha fatto una professione.

Siamo in compagnia di Giacomo D’Elia, fondatore e proprietario di Gde MUSIC (www.gdemusic.com), una realtà italiana innovativa in termini di didattica musicale. Infatti l’azienda di Giacomo non è solo una “semplice” scuola di musica. Giacomo è in qualche modo un profeta alfabetizzatore (poi ve lo spiegherà meglio lui, cosa intendo). Studente di musicoterapia e pianista, questo giovincello è anche la seconda voce (oltre alla mia) che sentite nel podcast Gde TALKS (lo trovate su tutte le piattaforme di streaming), realizzato appunto da Gde MUSIC e Suono Ibrido, in cui affrontiamo varie tematiche musicali da un punto di vista professionale.

Ciao Giacomo e grazie per essere in nostra compagnia. Prima di iniziare con le domande vere e proprie ti chiedo di raccontare in linea di massima cos’è Gde MUSIC.

Ciao Alberto, grazie a te dell’invito. In buona sostanza, come hai detto tu Gde MUSIC non è una scuola di musica. Offre servizi di insegnamento, ma sono di una pasta diversa rispetto a quelli di una scuola tipo. Gde MUSIC è un’azienda di formazione musicale, con il preciso scopo di portare la musica agli altri, di renderla fruibile a tutti dal punto di vista culturale. Ecco perché parlo di “alfabetizzazione musicale”.

Spiega cosa intendi per “alfabetizzazione musicale” e qual è il tuo approccio all’insegnamento della musica.

Alfabetizzazione musicale è un’espressione che non ho coniato io, ad essere sinceri! Mi era stata suggerita da un noto insegnante di pianoforte jazz del panorama di Verona agli albori dell’azienda, mentre gli stavo spiegando i miei obiettivi. La trovai azzeccata e decisi di utilizzarla. Comunque sia, riguarda l’idea di cui ho parlato prima, ovvero quella di acculturare musicalmente le persone.
Mi ha sempre infastidito la generale ignoranza musicale che c’è in Italia. Se ci pensi, a parte lo studio del flauto o simili alle medie, oppure percorsi specifici come il liceo musicale o le scuole con programmi sperimentali, non c’è mai stata una materia di stampo musicale nei programmi scolastici. Persino Religione c’è! Ma non Storia della musica…

Cosa ti ha spinto a voler divulgare l’approccio musicoterapeutico all’ascolto e all’utilizzo della musica?

La creazione del laboratorio di “Ascolto Consapevole”, che utilizza l’approccio musicoterapeutico per insegnare ad ascoltare e comprendere la musica, ha due matrici:
da un lato, perseguire il mio obiettivo di alfabetizzazione musicale, insegnando alle persone ad ascoltare la musica con cognizione di causa; dall’altro, permettere alle persone di comprendere che la musica può essere terapeutica non solo per coloro che sono affetti da patologie o disturbi di altro genere. Se hai gli strumenti per comprenderla, puoi anche capire come utilizzarla a tuo favore, in termini di benessere psico-fisico.

Secondo te, ci sono dei generi o strumenti musicali più adatti a questo scopo o per ogni persona/situazione è soggettivo?

Ogni strumento è potenzialmente buono, così come ogni genere musicale. Io ho deciso di utilizzare le bacchette da batteria e la body percussion per l’esplorazione del ritmo, la tastiera per quella armonica e melodica. Parlando di generi, invece, propongo rock e pop a partire dagli anni ’50, poiché sono largamente conosciuti e apprezzabili dai più. Però, dopo i primissimi incontri, propongo subito ai partecipanti di portare la propria musica, ciò che sono abituati ad ascoltare: è lì che è più divertente lavorare, sia per me che per loro.

So che il discorso dell’impatto emotivo che ha la musica lo porti soprattutto all’interno delle aziende. Come viene accolta questa proposta solitamente? E, dicci, che benefici può portare questa cosa, all’interno di un luogo di lavoro?

L’ascolto consapevole è un laboratorio aperto a tutti, non solo all’ambito di lavoro. Però, come hai detto, l’analisi dell’impatto emotivo è una caratteristica specifica del laboratorio declinato per le aziende, gli enti e le istituzioni. L’accoglienza è tra la curiosità e lo scetticismo. In ambito lavorativo, la formazione ha un unico scopo: migliorare l’efficienza. Di che cosa non è spesso ben chiaro, ma si punta sempre al miglioramento. Per questo motivo ho deciso di introdurre questa sfaccettatura. Gli esseri umani sono governati dalle emozioni, questo è noto. L’empatia e la capacità di razionalizzare, di comprendere l’emotività ci distingue da altri esseri senzienti.
Il punto è che troppo spesso in ambito lavorativo questo aspetto viene lasciato in disparte, come se per essere efficienti si dovesse essere apatici. Non è così. Anche perché nei luoghi di lavoro l’emozione che si presenta di più è la rabbia, che si porta con sé un ampio spettro di altre emozioni e condizioni negative: stress, frustrazione, tristezza, umiliazione, colpa… Se anziché nasconderla o lasciarla indomata, avessimo modo di imbrigliarla? Se avessimo gli strumenti per contenerla, non sarebbe meglio utilizzarli per evitare di farci investire da tutto ciò che comporta?

Io non ho la presunzione di insegnare a gestire le proprie emozioni, non è il mio lavoro. Ci sono dei professionisti che studiano una vita per poterlo fare e sono molto più capaci di me. Però io con la musica ho imparato a canalizzare le mie emozioni, e non solo suonando. Le nozioni che ho, la mia conoscenza, mi permettono di convogliare i miei flussi emotivi anche solo ascoltando con cognizione di causa un brano musicale.

Questo posso insegnarlo. D’altronde sono un insegnante di musica.

Grazie mille per la disponibilità e buona fortuna con la tua azienda. Ora, anche qui in redazione di Suono Ibrido, cercherò di gestire i miei umori in base alla musica prescelta… e non viceversa!

Grazie a te!

La Scimmia Verde

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